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Alta velocità e rimozione della coscienza di classe




La modernizzazione dei mezzi di trasporto, la conseguente velocizzazione negli spostamenti, non solo ha contratto la dimensione temporale del viaggio, ma ha contestualmente indebolito la realtà stessa dello spazio percorso.
Si passa da un luogo all’altro quasi senza attraversare lo spazio. O almeno uno spazio naturale e non artefatto. Ad esempio, si può andare da Bologna a Firenze in mezz’ora senza avere la minima idea della propria posizione durante il viaggio, dal momento che si svolge quasi interamente in galleria.
La dimensione spaziale del viaggio non è però l’unico elemento ad essere evaporato in seguito all’introduzione delle nuove modalità odeporiche offerte dai treni ad alta velocità.
È svanita anche la divisione in classi (prima, seconda), corrispondente ad una suddivisione dei passeggeri in classi sociali, che presuppone una struttura spaziale, una gerarchica distinzione tra alto e basso.

Sui treni ad alta velocità i diversi tipi di biglietto non sono più riconducibili all’esplicita differenziazione classista che ancora si può riscontrare negli intercity a lunga e media percorrenza o in alcuni regionali; differenza cui in effetti non coincide un così dissimile trattamento per quanto concerne il comfort del viaggio: per la prima classe non c’è alcun servizio extra, le cabine sono “zozze” e “puzzolenti” come quelle di seconda, e in alcuni casi, soprattutto a ridosso delle festività, ugualmente affollate.
Per i vari Freccia Rossa di Trenitalia e sugli ItaloTreno di NTV (Nuovo Trasporto Viaggiatori, società per azioni fondata da Montezemolo, Della Valle et alia) le diverse “formule” sono definite in base alla diversità di fruizione del viaggio, dunque non più in base ad una differenziazione sociale di classe, ma in base alla funzione espletata dal viaggiatore nella società.
Questo è evidente soprattutto in due dei quattro tipi di biglietto previsti da Trenitalia: business ed executive. Entrambi potrebbero essere ricondotti ad una generica prima classe di consumatori, ad una esigua parte della popolazione, facoltosa o che gode di un certo privilegio a livello sociale. È però interessante notare lo sdoppiamento delle forme di viaggio implicante una differenziazione interclassista di tipo funzionale: i passeggeri con funzione dirigenziale nella executive, mentre per chi ha un ruolo prettamente commerciale è sufficiente la business.
Le due tariffe più basse hanno denominazioni più generiche: la standard e la premium. Ma è proprio nella genericità di questa differenziazione, nel lieve, ma sostanziale, scarto di prezzo, che è impostata una manifesta rimozione del conflitto tra classi sociali. Se la fascia standard fissa la base minima per le diversificate proposte di viaggio, è la classe premium la più inquietante, sia per la denominazione stessa (in latino il praemĭum è il “guadagno”, il “profitto”, certamente il “dono”, ma anche la “preda”, il “bottino”), sia perché indistinta dalla standard a livello funzionale, sia infine nella sua illusoria contiguità con le forme di viaggio più costose, non condividendo però con esse una pari specificità denominativa nella chiara indicazione del ruolo sociale del passeggero.
Dunque, la struttura di classe sottesa alle quadripartizione delle “formule di viaggio” per i treni ad alta velocità di Trenitalia si riduce essenzialmente ad una elitaria prima classe centripeta, che attrae la tensione verso l’alto di una indistinta, arrivista, fascia premium, mentre la seconda classe è ricacciata e schiacciata verso il basso, fissata ad uno standard, che in quanto tale deve restare fisso e immutabile. Tuttavia, prendendo in considerazione una definizione allargata di proletariato, nell’accezione di classe di individui “a parte” rispetto ad un ordine sociale definito da una classe egemone, persone che non godono di una precisa funzione sociale distinta da quella di forza-lavoro o forza-consumo, allora si può notare che, in ragione dell’osservata indistinzione funzionale, anche per la fascia premium, oltre che per la standard, si può parlare di corrispondenza sociale con il proletariato. Ed è proprio l’illusorio allettamento cui è soggetto il viaggiatore-consumatore che acquista un biglietto in fascia premium, ossia la prospettiva di inserimento per la durata del viaggio nell’agognato circuito della upper class, a distrarlo ed eradicarne progressivamente la consapevolezza e coscienza di classe, allontanando di conseguenza lo spettro di un possibile conflitto sociale.
Nell’offerta commerciale del gruppo NTV, alla rimozione del conflitto di classe è unita la beffa. Le tipologie di biglietto sono sempre quattro: si va da un imprecisato low-cost, che non concede alcun diritto al viaggiatore (non può essere rimborsato, non si può cambiare orario e giorno di partenza), ma solo doveri (pagare e salire sul treno), alla classe Club (dal chiaro sapore esclusivista), passando per la smart e per la prima. In queste due “formule di viaggio” – come notato per la standard e la premium di Trenitalia, assimilabili alla vecchia "seconda classe" e quindi ad una classe sociale che si può a buon diritto definire proletaria – si attua la rimozione della lotta di classe. Infatti, viene completamente eliminata qualsiasi possibilità di instaurare un parallelo tra modalità di viaggio e classe sociale di appartenenza: viene venduta l’illusione di essere “eleganti e intelligenti” viaggiando in smart (la formula di viaggio base, standard), oppure il sogno di distinguersi acquistando un ticket per la prima, il cui primato ontologico è però negato dall’esistenza di una classe superiore. Tra le due tipologie di viaggio, a parte il prezzo, la dimensione dei sedili e dell’illusorio status sociale temporaneamente acquisito insieme al biglietto, non solo non c’è alcuna reale differenza, ma ambedue risultano accomunate da una grande e palese presa per i fondelli.

Diceva Debord che esistono due classi nella società del consumo spettacolare: la borghesia, ossia la classe dell’economia in sviluppo, e il proletariato, la classe della coscienza. Ma l'evoluzione stessa della società del consumo sta lentamente conducendo all'erosione di una delle due classi, il proletariato, con il tentativo, da parte di chi detiene il controllo sui mezzi di produzione economica, di negarle lo specifico carattere sottolineato da Debord. Con la fallace prospettiva di una democratica indistinzione tra classi sociali, anche in azioni all’apparenza scontate e banali come l’acquisto di un biglietto ferroviario, si può leggere il tentativo di ostacolare l'emersione della consapevolezza e coscienza del proletariato, una spinta alla rimozione di un conflitto di classe latente e che spaventa, perché mai è stato così forte e pronto ad esplodere come in questo periodo di crisi e agonia del sistema economico neoliberista.

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