A 350 lavoratrici e lavoratori
Sevel non rinnoverà il contratto. Guarda il caso, la notizia arriva
all’indomani delle elezioni per il rinnovo delle Rsa, alle quali non hanno
potuto partecipare Fiom e sindacati di base, estromessi dalle elezioni per mano
di Fiat e sindacati gialli Cisl, Uil, Fismic e Ugl. In Sevel, come in ogni
altro stabilimento controllato da Fiat, potevano candidarsi a rappresentare
lavoratrici e lavoratori solo i sindacati firmatari, lo scorso 13 dicembre, del
vergognoso contratto Fiat di primo livello.
Quel contratto, che Fiom e
sindacati di base non hanno firmato, veniva dopo la sigla di precedenti accordi
in Sevel che, dietro la foglia di fico dell’assunzione a termine di lavoratori
o del rinnovo a tempo determinato di contratti in essere, andavano via via
peggiorando la vita degli operai. Così, da aprile a settembre sono stati
accettati: una nuova metrica che ha aumentato i ritmi di lavoro; clausole
di responsabilità che, in caso di comportamenti, anche fossero di singoli
lavoratori, idonei ad inficiare finanche lo spirito dell’accordo, l’azienda si
sarebbe liberata degli obblighi dell’accordo; straordinari per diversi sabati e
domeniche; premi di risultato fortemente discriminatori nei confronti dei
soggetti più deboli (come donne incinte o lavoratori con disabili a carico). Accordi
che hanno preparato il terreno al contratto Fiat oggi in vigore.
I sindacati “complici”, come
amava definirli l’ex ministro Sacconi, parlavano di buon contratto nonostante
contenesse la limitazione del diritto di sciopero, l’aumento dei ritmi di
lavoro, la malattia non pagata per i primi tre giorni ed altre limitazioni in
termini di diritti per chi lavora. C’era chi, come il segretario provinciale di
Chieti della Cisl (oggi primo sindacato in Sevel), Domenico Bologna
ostentava soddisfazione perché dopo la firma del contratto Fiat ci sarebbero
state «tutte le condizioni di competitività per continuare a crescere», oggi
smentite dai licenziamenti in Sevel. Addirittura, secondo le dichiarazioni
dello stesso Bologna, si stava «discutendo anche di come allargare l'indotto»,
che invece ora dovrà contrarsi, contando due lavoratori ogni dipendente Sevel.
In quell’occasione le accuse nei confronti della Fiom in particolare si
sprecarono. Anche relativamente alla Sevel c’era chi, come i dirigenti Uil,
lasciava intendere che a difendere i lavoratori ci avrebbero pensato loro,
accusando sostanzialmente la Fiom
e sindacati di base di fare i propri interessi, non firmando quel contratto.
Oggi, l’annuncio del mancato rinnovo
del contratto per 350 dipendenti Sevel, rende palese l’inganno secondo il quale
la competitività aziendale si migliora con lavoratrici e lavoratori che
lavorano sempre di più e sempre più faticosamente, riducendo i loro diritti
ed estromettendo dalle fabbriche i sindacati più combattivi. Un inganno del quale Cisl, Uil,
Fismic e Ugl si sono resi complici. Eppure, nonostante l’ormai evidente raggiro
subito dai lavoratori con il contratto Fiat, c’è chi, come il segretario
provinciale Fismic, Roberto Salvatore fa strumentalmente «appello anche alla Fiom ad abbassare
i toni affinché lo scontro non si esasperi». Di fatto appare un nuovo appello
ai lavoratori ad abbassare i pantaloni.
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