Sin dalla prima meta'
degli anni 2000 la morfologia di Vasto ha subito un netto cambiamento
attraverso una forte urbanizzazione dovuta essenzialmente alla
edificazione di immobili e villaggi residenziali. Tutto questo e'
stato possibile a causa di una liberalizzazione di alcuni comparti
delle destinazioni d'uso del Piano Regolatore Generale, lo strumento
municipale di normatizzazione urbanistica locale. Infatti durante il
mandato del sindaco Filippo Pietrocola (Casa Delle Libertà
all'epoca) fu approvata, nel Marzo del 2001, la possibilità di
utilizzare alcune grosse aree (in particolare C1 e C2, ovvero Zona
Sant' Onofrio e Via Del Porto) al fine di costruire. Cio' a cui si e'
assistito subito dopo e' stata una prepotente e gravosa presa dei
vari settori circoscrizionali. L'imprenditoria del mattone si e'
fregata le mani e ha cominciato la sua opera “creativa”. Una
forte presenza e' rilevabile da due matrici: la prima locale, fatta
di imprese artigiane o costruttori conosciuti, la seconda proveniente
dall'area provinciale foggiana con particolare interessa alla
Capitanata. Non escluse anche ditte molisane. Esse hanno approfittato
di una situazione molto favorevole: la deregulation in atto ha
permesso di fruire di qualsiasi terreno per erigere ogni tipo di idea
architettonica, finendo per ridisegnare in peggio la struttura
mentale dell'organizzazione urbana. L'idea che e' passata e' quella
per la quale ogni appezzamento potesse essere
preso d'assalto senza pensare minimamente a cosa avrebbe comportato.
Non importa se a 'spalla a spalla” con altri palazzi o al posto di
alberi da frutto, la parola d'ordine e' scavare fondamenta e
innalzare costruzioni. Ogni singolo spazietto angusto che ricadeva nelle
tanto bramate aree edificabili e' stato il sogno speculativo anche di
proprietari terrieri che hanno visto la possibilità di barattare un
campo agricolo o un caseggiato per renderlo ancora più proficuo dal
punto di vista volumetrico. Segno questo che anche una parte di
stessi vastesi ha contribuito a rendere un cantiere perenne la
propria città, traccia culturale che ricalca il pensiero unico dello
sviluppo in termini di soldi facili da realizzare svendendo al primo
palazzinaro che passa un patrimonio tramandato di generazioni. Le
zone più massacrate e sottoposte a spietato martellamento sono,
partendo da Sud verso Nord: via Luigi Cardone lato Est(con
particolare pericolo di slittamento verso valle), Via Palombari-Viale
Perth, Zona Terminal Bus, Circonvallazione Histoniense lato Ovest,
via Bachelet- via Giulio Cesare, viale Pertini- via Alessandrini, Via
Casetta, Circonvallazione Histoniense inizio lato Nord, dietro piazza
Giovine, via San Sisto, via Incoronata (quasi tutta, ormai talmente
allargata da sconfinare proprio su via San Sisto), Via San Rocco e la
parte poco più fuori del tessuto di via Del Porto. E senza
ovviamente dimenticare i complessi nati a Vasto Marina, partendo da
Fonte Ioanna e via Istonia, attraversando via Martiri Istriani, la
parte sovrastante via Spalato,via Austro, via San Tommaso (zona Park
Hotel e di fronte Hotel Palace),via Selvotta, zona stazione F.S e
giungendo sino ala Strada Statale 16 Sud di fronte Hotel Perrozzi.
Dimentichiamo qualcosa? Si, tutta la parte verso il mare della
collina di Montevecchio, poco resistente a colate mastodontiche. E
neanche la costa e' imbattuta. Si pensi alle villette a due metri
dall' acqua già denunciate dall'associazione ARCI a San Nicola e a
quelle sotto sequestro in località La Canale in posti a rischio
erosione. Sara' curioso vedere fra 30 anni abbandonare tali
abitazioni signorili da parte dei proprietari perché in pericolo
imminente di caduta. A tutto ciò vi sono da aggiungere singole
superfici con abitazioni mono familiari in periferia o unici palazzi
il cui peso specifico su di un' area insiste relativamente meno dei
grandi ammassi, ma che se sommate, probabilmente formerebbero assieme
un rione. Ma quali sono state le conseguenze? Per i fautori dello
sviluppismo e del cemento la risposta e': il lavoro! E poi introiti
di urbanizzazione per il Comune (3 milioni di euro nel solo 2007*).
La cantierizzazione perenne ha portato pero' molti effetti non
piacevoli. Primo fra tutti i disagi stradali dell' aumento del
volume di traffico dovuto alla circolazione dei mezzi pesanti. Si
aggiunge il continuo smantellamento del rivestimento stradale per gli
allacci alle varie reti idriche e fognarie che, rifatti alla meno
peggio o non rifatti per nulla, creano pericoli circa la sicurezza
veicolare. Ma questo e' 'il minimo”. Le vere conseguenze si
hanno nelle centinaie di locazioni invendute e sfitte che per
ora non trovano collocazione di mercato perché in netto surplus
rispetto al reale fabbisogno cittadino, e nonostante il censimento
del 2011 abbia rilevato che la popolazione sta toccando quasi quota
42mila**. E soprattutto si hanno nel forte depauperamento che
le colate di calcestruzzo hanno portato rispetto alla fruibilità dei
quartieri, inscatolati in sempre più strette viuzze. Anche i parchi
residenziali hanno creato isolati e blocchi avulsi dal significato
culturale originario del tessuto urbanistico. A disdetta del loro
nome sono di un impatto notevole nel
consumo di ampie superfici quasi sempre sottratte
all'agricoltura. Diversi ettari di flora sia dentro che fuori le
“mura” cittadine sono state letteralmente rase al suolo e le
ripiantumazioni sono una sorta di “foglia di fico” ad emarginare
l'alterazione dei luoghi. Non solo. In alcuni casi la crescita
smisurata e incontrollata ha creato situazioni in cui non ci si era
premuniti di fare i necessari collegamenti dei servizi, idrico,
fognario e stradale (via Alborato). Le Norme tecniche di attuazione
(approvate nel Dicembre del 2010) hanno solo limitato i danni e dato
qualche vincolo in più rispetto ad altezze,cubature e dimensioni di
un fabbricato. Ma una sentenza del TAR Abruzzo le ha recentemente
annullate a Dicembre 2011 a causa della mancanza della Valutazione
Ambientale Strategica e da rivedere entro 8 mesi dalla sentenza.
Questo perché le restrizioni necessarie erano state talmente elevate
che la modifica ha comportato
un vero e proprio riassetto della pianificazione. E ciò rende idea
di quanto il solo PRG era cosi' sregolato da dover comportare un
forte freno tale da far considerare le NTA, agli occhi di un ente
giuridico esterno, una sorta di variante al Piano Regolatore stesso.
Il disfacimento di Vasto ha già dato questi frutti. E se si dovesse
continuare su questa strada il “Waste è belle e terra d’eure”
rimarrà solamente una canzone popolare che ricorderà di quando il
rapporto cultura/ambiente era un poco migliore. Sta agli
amministratori in primis e ai suoi abitanti poi dedicare attenzione e
non svendersi alle tentazioni ammaliatrici dell'arricchimento
individuale a danno della collettività.
* Relazione su
rendiconto di gestione 2007, pag 93.
**http://www.vastoweb.com/mobile/notizie/vasto-popolazione-in-crescitai-residenti-salgono-a-42mila-14152.html
Foto ritraente Fonte Ioanna (tratta da Histonium.net)
0 commenti:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.